La macina by Margaret Drabble

La macina by Margaret Drabble

autore:Margaret Drabble [Drabble, Margaret]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2022-07-30T00:00:00+00:00


La nascita del mio bambino era attesa per l’inizio di marzo: mi distraevo tentando di finire la tesi prima del parto. In realtà era un’impresa disperata, perché era previsto che non potessi portare a termine il lavoro prima del Natale successivo, ma io sono sempre stata una tipa svelta e a quel punto avevo ben poche distrazioni. Con la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, me la sentii sempre meno di uscire, non me la sentivo neppure di recarmi al British Museum, e mi organizzai in modo da riuscire a svolgere un bel po’ di lavoro a casa. Era meno appassionante del lavorare in biblioteca, ma almeno potevo andare avanti. Stava tutto procedendo piuttosto bene; il mio relatore, un docente di Cambridge, aveva approvato la sinossi, la bozza, il primo capitolo e altri elementi indicativi del prodotto finale, ed era stato assai incoraggiante. Ne ero felice; avevo già in testa l’insieme e sapevo più o meno esattamente che cosa avrei detto e quali territori avrei dovuto coprire. Poi, verso la fine di gennaio, cominciai a perdere colpi. Anche se non volevo ammetterlo, a volte ero troppo stanca per leggere. Ingollai più compresse di ferro ma non parvero sortire un grande effetto. Alla fine decisi che il mio esaurimento derivava dal fatto di essermi concentrata troppo su un numero ristretto di cose, e che avrei dovuto diversificare un pochino. Era tuttavia impossibile trovare qualcosa di divertente da fare; camminare non mi piaceva più, i mezzi pubblici erano un perenne tormento, non riuscivo a restare comodamente seduta per la durata di un film, e non potevo mangiare nulla di interessante senza patirne poi le conseguenze. Ero scocciatissima; capivo perché le donne fossero un tale peso, in quella condizione, e non facessero che lagnarsi. Una sera stavo discutendo con Lydia del mio problema; lei suggerì ogni sorta di passatempo, come lavorare a maglia, o fare tappeti, intrecciare canestri o tessere con il telaio, ma io respinsi con disprezzo tutte queste occupazioni pseudoutili. Alla fine lei mi propose di fare puzzle; e io mi dedicai a quelli.

Uno può, se si impegna, comprare puzzle estremamente complicati con un migliaio di pezzi da incastrare, e quadri di antichi maestri, o di navi in alto mare e sa Dio cos’altro: e anche puzzle a forma di carta geografica d’Europa, puzzle quadrati, puzzle circolari, puzzle a forma di stella, puzzle double face, tutti i puzzle possibili e immaginabili. Sviluppai una dipendenza e quindi ci passavo ore; era un’attività rilassante, che faceva passare in fretta il tempo, e quando andavo a letto non sognavo George, o bambini rinchiusi laddove non potevo allattarli, e non sognavo neppure il parto, ma pezzi di cielo blu contornati da pezzettini di albero, o piccole forme irregolari che si combinavano nel manto azzurro della Vergine Maria. Lydia aveva l’abitudine irritante di rientrare a fine serata, proprio quando avevo appena finito di domare la parte più difficile di un puzzle, e infilava tutti i pezzi evidenti e facili; mi scocciavo parecchio. Come terapia, funzionava benissimo;



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